Certi Vecchi Signori

Mi sto chiedendo quali figure maschili nelle fiabe corrispondano per potere trasformativo alla Vecchia Baba Jaga. Certo bisogna rivolgersi a Vecchi Saggi, Maghi Bianchi, Maghi Neri. Purtroppo nessun personaggio maschile delle fiabe ha avuto per me il fascino di Baba Jaga. Quando sono confusa, stanca e incattivita è sempre lei che mi viene in mente: può averci messo lo zampino. Non è facile rivolgersi a lei, fa faticare, costringe a vedersi in ciascuno dei personaggi della Sua Fiaba più conosciuta, Vassilissa la Bella: matrigne, sorelle fannullone, invidiose e pettegole. E costringe a capire una volta di più che senza queste tremende creature, la parte ingenua non sarebbe stata mandata a morire per crescere, rinnovarsi, uscire dal comodo rimpianto per l’assenza del padre e trovare un principe possibile.

Cercherò ancora personaggi di fiabe da regalarvi, ma oggi non ne trovo. Trovo altro.

Mentre scrivo, infatti, posso sentire alle mie spalle la solida presenza di figure maschili. Credo che la sensazione corrisponda a ciò che Grotstein nomina come l’oggetto di sfondo, per la qualità di sicurezza che procura, ma con una differenza fondamentale: posso voltarmi, vederli, dialogare.

Sono autori particolarmente amati o figure di uomini incontrati nella realtà. Gli uni e gli altri hanno avuto funzioni importanti nella mia vita, di rispecchiamento e restituzione di valore rispetto alla capacità di pensiero, sentimento, intuizione. E di autorizzazione: quasi sicuramente anche questo blog esiste grazie al loro sostegno.

Dedico un breve ritratto ad uno di loro, John Berger.

Sono molti i suoi scritti sul vedere, molti quelli sull’arte, ma vorrei evitare il rischio di fare un elenco di ciò che ha scritto (gli elenchi li trovate da voi in internet, vi dovessero interessare) e tentare  per voi la tenerezza ed il rispetto, la profondità immaginale e la restituzione in bellezza di uno dei ritratti che ci ha regalato. Ne scelgo uno in cui si fa conoscere nel suo modo di guardare, di disegnare, testimoniare, di entrare in relazione.

Credo di voler solo far sì che se non lo conoscete, vi venga voglia di cercare i suoi libri.

da Giovane donna con la mano sotto il mento in Fotocopie, Bollati Boringhieri, 2004

 

“Quando entrava in una stanza piena di gente, aveva un’arroganza quasi bizantina, tipo quella dell’imperatrice Teodora di Ravenna. Lo sapeva benissimo, perchè per una come lei, l’autodifesa cominciava dall’escludere che ci si potesse prendere qualche libertà. E a rendere tale esclusione inequivocabilmente chiara erano tanto la sua espressione quanto il suo portamento.

Dico una come lei perchè era una musicista e una emigrée, e perchè il modo in cui la gonna lunga e pesante le ricadeva sui fianchi quando danzava era biblico-ti faceva pensare a infinite generazioni di donne.

(…)

Una volta ho cominciato a farle un disegno subito dopo che aveva finito di esercitarsi

(…)

La somiglianza ha ben poco a che fare con i lineamenti o le proporzioni. Forse nasce da ciò che un disegno riceve, se due mire si incontrano come la punta di due dita.

A poco a poco la testa disegnata sulla carta si è fatta più simile alla sua. Eppure ora sapevo che non le si sarebbe mai avvicinata abbastanza, perchè, come può capitare quando si disegna, avevo finito per amarla, per amare tutto di lei, e nessun disegno, per quanto buono sia, riesce ad essere più di una traccia.

Lì seduta, mi ha raccontato una storiella a proposito degli abitanti di un certo paese: gente tanto gretta che, prima di andare a letto, ferma gli orologi per farli durare più a lungo!

Ho comiciato ad avere l’impressione che l’evoluzione del disegno corripondesse ad un’altra evoluzione. Ogni tratto o correzione che facevo sulla carta era come qualcosa  che le era stato trasmesso prima che venisse al mondo. Il disegno stava dragando il tempo, e le sue tracce erano, come cromosomi, ereditarie.

“Ti eleggo mio secondo padre!”-, ha detto lei in quel preciso momento.

Ho disegnato la mano su cui teneva appoggiato il mento.

Alla fine c’era una specie di ritratto, in gran parte cancellato che mi sembrava concluso, così gliel’ho dato.

Dapprima gli ha dato un’occhiata da imperatrice Teodora. Poi, nello studiarlo, è diventata completamente se stessa, una ragazza di ventun’anni.”

Ecco, interrompo qui.  Come non essergli grata? Parla alla mia persona, al mio modo di vedere e sentire come terapeuta. In qualche modo mi sostiene nel portarlo avanti.

Informazioni su ceciliamacagno

Art therapist, artist,
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