un’altra vecchia signora: L.Bourgeois, prima parte

“I make drawings to suppress the unspeakable. The unspeakable is not a problem for me. It’s even the beginning of the work; the motivation of the work is to destroy the unspeakable…Time is tributary of light, of twilight, of the night and down. And full delight. That’s my madeleine…” L.Bourgeois

Sono andata ad ogni mostra segnalata a cui mi sia stato possibile recarmi. Ho acquistato tutti i cataloghi che mi son potuta permettere anche di mostre non viste; ho letto ogni scritto e riflessione. Insomma: mi piace veramente. Forse l’artista che amo di più.

Louise Bourgeois

Eccola! Mi sono spesso chiesta cosa fa trasparire di lei lo sguardo nelle sue foto  da grande. Acume, intensità, provocazione, tribolazione, ironia, poca leggerezza. Spesso appare molto dura, cosa che negli anni me l’ha fatta immaginare…poco simpatica, deludente come essere umano? Ero semplicemente troppo giovane per capire quanta fatica, quanta tenacia ci voglia per salvare la propria arte

maman

Cosa amo di più? Quali delle sue opere? Le Cells e le grandi sculture, sicuramente, ma anche i lavori degli ultimi dieci anni, quelli portati a termine con mani troppo vecchie per affrontare la scultura: lavorava allora a delicati insiemi di stoffa e ricami. La madre era una restauratrice di arazzi, la casa in cui aveva vissuto durante l’infanzia era ricolma di tessuti e filati di ogni tipo e colore.

Nelle grandi sculture la madre è rappresentata dal ragno.

In altri lavori corpi femminili sono realizzati con la stoffa cucita sulla sagoma membra per membra…

….la relazione con lei o tra i suoi genitori da complesse strutture in cui compaiono grandi bobine di filati industriali.

Per Bourgeois, la rappresentazione dell’Origine di tutti i legami e la qualità dei successivi poggia dunque su immagini legate al filo, al filare. A volte è la dimensione delle sculture a trasportare immediatamente in un mondo dove i simboli sono vivi e dove gli archetipi fanno sentire la loro forza. Altre è la qualità/quantità soverchiante della composizione: qualcosa/qualcuno è onnipresente e con il suo dispensare fili, utilizzarli, satura lo spazio.

I lavori degli ultimi dieci anni si fanno minuti e si rivolgono al tessile con la delicatezza del ricamo: storie di una vita cucite in filo sottile, delicatissime. Purtroppo non trovo foto e così ne descrivo uno: su una delicata federa da culla poggia una rosa di seta. Sotto, una scritta  ricamata in azzurro:

Petite Maman
ne me quitte pas
ne m’abandonne pas
j’ai besoin de toi
J’peux rien faire sans toi

Tenerezza e ironia di una vita che sembra impiegare cent’anni per processare l’infanzia, ma in realtà vissuta con la consapevolezza che in quei primi anni stanno il motore e la materia prima a cui attingere per distruggere e creare.

Informazioni su ceciliamacagno

Art therapist, artist,
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