“Che cos’è dunque il tempo? Se nessuno mi interroga lo so; se volessi spiegarlo a chi mi interroga non lo so”
Sant’Agostino
Il tempo è una Creatura dal carattere particolare. Dovrei dire Dimensione. Uso Creatura, lo personalizzo, lo faccio diventare qualcosa in cui riporre la personale percezione che ne ho. Tempo lineare e storico, tempo ciclico -sacro e naturale-, tempo percepito, tempo con cui lottare, a cui rivolgersi, con cui fare i conti. Tempo da consumare, da preservare, da non sprecare. Tempo Oggetto e Soggetto della vita. Tempo dell’eternità.
(Alice) “Per quanto tempo è per sempre?”
(Bianconiglio) “A volte, solo per un secondo.”
Alcune cose o situazioni sono ed insieme divengono.
Dal punto di vista del pensiero occidentale questa è una contraddizione: l’essere di qualcosa, è stabilito dalla sua identità, dalla sua permanenza.
Il divenire presupporrebbe: prima è questo, poi quello. Il divenire è il tempo che sta in mezzo, quello della trasformazione. La percezione del tempo prende vita dalla trasformazione? origina dalla trasformazione?
Avevo pensato: stamane scrivo di Stern. Poi mi son detta, ma no!, non appesantire questo periodo dell’anno già faticoso con una riflessione su Stern e l’arte terapia. Invece: prima di tutto l’argomento comunque non è leggero; in secondo luogo sto scrivendo di Stern, quello delle forme vitali, del processo dell’iniziare a percepire il Sè come processo, come organizzazione in formazione di tempo, forma, intensità: il divenire, appunto.
Lento o immobile e infinito è mancanza di trasformazione e movimento?
Il periodo della vita in cui viviamo il tempo come eterno, in cui l’essere e il divenire si fondono in una percezione di eternità e leggerezza è quello dell’infanzia. Il momento della vita in cui ci trasformiamo più velocemente, in cui l’identità è in divenire …per diritto?
Sono un po’ stanca e affollata e, nonostante il desiderio di pensare e comunicare, non trovo bene le parole.
giugno è il tempo della spinta verso la meta, quella che ci illude che si sta per finire, per approdare al meritato riposo
Sto pensando che come artista e arte terapeuta amo il processo, perchè riporta lì, alla dimensione dell’eterno presente, all’essere che abita il divenire. Intenzione, affetti, movimento, forza, coesione di Sé tutto partecipa al processo artistico anche se nella dimensione della coscienza percettiva, quella semplice coscienza di cui parla Stern descrivendo il senso del Sé emergente. Talvolta creiamo abitati da profondi stati di consapevolezza di essere in quella dimensione; è la capacità di abitarla e di trasmetterla nella trasformazione di materiale in forma condivisibile, che fa dell’opera una volta per chi la osserva una porta, un passaggio verso il divenire? E le opere porte cosa sono rispetto al trascorrere?