Uno scambio con la mia amica a distanza Elena, mi ha riportata a un libro che ho amato e tutt’ora amo: La Gnosi delle Fanfole di Fosco Maraini. Si tratta di una raccolta di poesie composte con una tecnica letteraria molto particolare che Maraini stesso ha definito Metasemantica. Riporto qui di fila l’intro del link di Wikipedia che avete appena oltrepassato ( così, se avete un momento di pigrizia estiva da stanchezza e caldo, sapete ugualmente di cosa sto parlando). “Essa (la tecnica, N.D.A.) consiste nell’utilizzo, all’interno del testo, di parole prive di referente, ma dal suono familiare alla lingua a cui appartiene il testo stesso, e della quale deve seguirne comunque le regole sintattiche e grammaticali (nel caso di Fosco Maraini, la lingua italiana). Dal suono e dalla posizione all’interno del testo si possono attribuire significati più o meno arbitrari a tali parole”.
Lettura che mi mette in contatto con il desiderio di trovare suoni e parole per emozioni, sentimenti, eventi, momenti che non riescono a vestirsi con i panni di tutti i giorni…
…sapete quando qualche Cosa sale dal Luogo delle Origini e compare furtiva sullo sfondo della mente, alla periferia dei pensieri e sgomita e spinge… sembra di avere un nome sulla punta della lingua, ma non c’è parola che calzi. Sono momenti per me di grande struggimento e nostalgia. Momenti in cui percorro la perdita del contatto originario con il senso del Sé preverbale e mi trovo là dove le parole ci donano la possibilità di condividere a scapito di una esperienza più immediata e totale. Quando questo accade creo: opere, poesie. Ma talvolta cerco anche suoni nuovi. A volte sono solo suoni, altre sono parole. Neologismi.
Ecco un sonetto tratto da La Gnosi delle Fanfole (uno tra i più noti):
Il giorno a urlapicchio
Ci son dei giorni smègi e lombidiosi
col cielo dagro e un fònzero gongruto
ci son meriggi gnàlidi e budriosi
che plògidan sul mondo infrangelluto,
ma oggi è un giorno a zìmpagi e zirlecchi
un giorno tutto gnacchi e timparlini,
le nuvole buzzìllano, i bernecchi
ludèrchiano coi fèrnagi tra i pini;
è un giorno per le vànvere, un festicchio
un giorno carmidioso e prodigiero,
è il giorno a cantilegi, ad urlapicchio
in cui m’hai detto “t’amo per davvero”.
Mentre scrivo so che sto maturando il mio pezzo su Stern. Arriverà.
Chiudo con un ringraziamento speciale a chi, anni fa, mi ha donato La Gnosi delle Fanfole.