Una bella intervista

Mi sono chiesta se tenere per me, gelosamente, come un tesoro da cullare il link che mi ha regalato il mio Ammiratore Conosciuto: un’ Intervista tra John Berger e il figlio Yves Berger, pittore.

 

Un dono magnifico. M. sa quanto io ami John Berger, quanto sia importante la presenza dei suoi scritti, e anche la sua presenza dentro di me: l’ho eletto padre in un sogno, tanti anni fa.

Poi ho pensato a come siano tristi le bellezze tenute gelosamente nascoste, alla gioia che mi suscita il condividere: un pensiero, magari ancora sul nascere, una lettura, un bicchiere di buon vino.

per cui eccolo qui: Intervista tra Yves e John Berger

Leggendo capirete perchè l’ho voluto regalare anche a voi.

 

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4 risposte a Una bella intervista

  1. Maria Marri ha detto:

    È’ molto bello, grazie per averlo condiviso .
    Mi piace soprattutto la parte meno intellettualizzata, meno concettualizzata.
    Mi piace l’idea dell’atelier simile allo stomaco, e certamente la prossima volta che dipingerò , cercherò di vedere gli occhi che mi guardano dal mio stesso dipinto.
    Mi piace anche l’idea del piccolo che contiene il tutto così come il tutto contiene il piccolo.
    La parte molto concettuale mi piace meno è mi convince meno ma può darsi che sia un limite mio.
    specialmente se ne paragono il lessico a quello di giganti come Heaney che esprimono moltissimo senza mai perdere la semplicità .
    Ma questo è un discorso diverso e certo non è questa la sede…..
    Grazie xxxxx

    • ceciliamacagno ha detto:

      Ciao Maria! Credo che abbiamo punti di vista quasi polari! Mi è difficile pensare a parti di questo dialogo tra padre e figlio Berger, Come “concettualizzate” Trovo piuttosto ci sia una grande capacità di andare dal “vissuto” al “pensato”, attraverso la capacità di riflettere su se stessi, il contesto e il proprio essere vivi e attivi.Credo sia una delle qualità che mi appassiona in Berger: non ci sono “astrazioni” e nemmeno mai un sapere accademico, ma una grandissima capacità di avere e trasmettere esperienze.
      Mentre spesso trovo che Heaney (e tu sai quanto profondamento io lo ami), si avvicini all’intellettualizzazione. soprattutto quanfo affronta e mette in poesia o prosa poetica temi sociali e politici, solo che la percorre e ritraduce e uno può avere l’impressione di una semplicità diretta e senza filtri

  2. arttherapyit ha detto:

    Ciao Cecilia , non conoscevo questo pittore o megli questi pittori, come sempre quando apro il tuo blog trovo sempre qualcosa di prezioso , che mi nutre e e mi fa pensare , grazie infinite , Melania

  3. arttherapyit ha detto:

    ecco il mio pezzo preferito dal dialogo..
    “In pittura, capita spesso di dover mettere la mano dentro per un lungo momento per sentire come si presentano le cose.”

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