Ringrazio Elena Rovagnati ( difficile decidere cosa mettere in link a Elena Rovagnati, personalità prodonda e sfaccettata) e Melania C.V. che sono intervenute, hanno scambiato mettendo l’accento sul Mistero, sul movimento, sulla possibilità di scegliere e invito chi avesse voglia di leggere e rispondere a tornare su Creaturalità, scorrendo fino ai commenti…
Sento importante fare chiarezza su quella che è la mia posizione rispetto alla creaturalità e alla trascendenza: rivolgendomi al Sé con sentimenti creaturali non nego la trascendenza, l’esistenza di qualcosa di sacro e numinoso, il venire da di cui parla Elena. Mi limito a dare quello che per me è il nome più riconoscibile a qualcosa che vivo come ineffabile, irriducibilmente altro e trascendente. E, sì, a volte così vicino e così lontano da portare a inchinarsi, inginocchiarsi, stendersi in gesto di resa.
più aderente possibile a quella terra, così coperta da quel cielo…così intimamente contenuta nel contenere…
Stamane al risveglio c’era qualcosa che galleggiava, di cui provo a raccontare: riconoscevo le radici formative che mi portano a intendere in un certo modo l’individuazione e il Sé…
Mi sembra che ci siano due piste che si intrecciano, si allontanano per necessità, tornano a incontrarsi. Una è quella della relazione madre/figlia. L’altra è quella della creaturalità. Si incontrano, per esempio, quando la ricerca della propria unicità esula dalla storia personale, dalla storia di relazione madre/figlia ed è colorata da qualcosa di trascendente e transpersonale. Ciò che galleggiava stamane riguardava Jung e Kerényi, i Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, l’esperienza del Sé come fanciullo divino e l’abisso del seme: la presenza all’interno del Sé totale della fanciulla (Kore), della madre (Demetra) e della donna anziana (Ecate), come un eterno presente muminoso e vertiginoso cui solo la storicità dà confine: si potrebbe dire che ogni madre contiene in sè la propria figlia e ogni figlia la propria madre, ma ogni donna si amplia in una direzione nella madre, nell’altra nella figlia (Jung, op.cit. 1942).

Demetra, Kore, l’uguale reciproco fiore
Ma, raccontato in altro modo riconosco gli stessi passaggi in altri modell: quello relazionale ( noi ospitiamo nel mondo interno oggetti che sono relazioni tra: conteniamo la madre e la figlia), Bion…, Matte Blanco…
Se riporto ogni cosa all’origine del mio blog, al presentarmi come artista e arte terapeuta, cosa ha a che vedere tutto questo con l’arte terapia? basterebbero le immagini, ma quante volte incontriamo madri, figlie… quante volte ci incontriamo nuovamente nella relazione con loro…quante volte la storia personale si dipana attraverso il contatto con materiali, quante altre la storia personale lascia intravedere altri livelli meno personali…E il corpo, quel corpo per due a cui ci accompagna J.Mc Dougall in Teatri del Corpo quando si interroga e riflette sul rapporto madre/figlia, madre /figli, non è sempre presente nel nostro lavoro?
Rilancio il mio invito: avete voglia di proseguier nel dibattito?
grazie Cecilia di rilanciare, in questo momento avrei voglia proprio di danzare le parole chiave che nomini (mistero, scelta, limite, resa) e di lasciarmi suggerire dal corpo danzante possibili sviluppi di questi temi, come sentieri su una mappa, di un territorio che stiamo esplorando assieme.
Giusto in questi giorni condividevo con delle colleghe-amiche il desiderio di creare una occasione che abbiamo provvisoriamente intitolato “figlie danzanti” o “danzare tra generazioni di donne” (anche quelle “interne”!): mi interesserebbe molto questa possibile traccia di ricerca, tra personale e transpersonale, sia come mover che come witness; da pensarci seriamente su… suggerimenti?
Che bello, Elena! come sempre mi viene voglia di dirti. ma vediamoci, parliamone! Se lo fai, mi piacerebbe trovare il modo di esserci. Suggerimenti se ne vengono te li invio, ma non so se ne hai bisogno. ricordo che in un gruppo di Movimento autenico rosa Maria ci aveva raccontato di sessioni in cui comparivano nel long circle a cui partecipavano donne della mia età (sessanta ormai) le tracce delle esperienze generazionali precedenti: la guerra, le perdite…e io stessa ho sperimentato e sperimento ancora la presenza delle Antiche…
Cara Cecilia, certo è da farsi. Trovarsi; trovare il modo di esserci…! Grazie intanto per la conferma di quello che può prendere forma nel cerchio di M.A. Vediamoci e parliamone: ho anche un racconto!
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