Sarà che mio padre era per metà napoletano, ma i De Filippo, Eduardo prima, Luca poi li ho sempre amati. Ne ho amato i volti, gli occhi tristi e ironici insieme, intelligenti, la presenza, la ricerca di un senso possibile attraverso il teatro. Di Edoardo ho amato la capacità di denuncia sociale e lo sguardo tagliente sulle scene famigliari, l’avventurarsi in modo poetico e spietato nei pregi e difetti della napoletanità.
Di Luca ho amato il riserbo, il rigore; la capacità di ricordare sempre il padre e portarlo con Sé ( eredità schiacciante e meravigliosa) trovando luoghi e ragioni per poter vivere la propria differenza.
Ricordo Luca De Filippo, morto venerdì scorso, con una intervista di Doppiozero