Molto lavoro, sempre molto amato. Nel solo fine settimana libero il trasloco di una parte dello studio. Tempo per scrivere sostanzialmente nullo. Tempo/spazio per creare? Ogni tanto un paio d’ore di immersione burrascosa, con la voglia di fare tutto di fare di tutto, con spinte come un temporale, come… come quando?
Mi sono trovata, com’era prevedibile, con l’energia quasi sotto i piedi.
Ma com’è che un’arte terapeuta si riduce così ?
proprio un’arteterapeuta! proprio io!
Ma! Com’è che accade? Credo vada come per tutti in certi momenti della vita, strumenti, accorgimenti e consapevolezza nonostante.
Come si rimedia invece è un altro par di maniche. Gli strumenti dell’arte terapia e dell’arte comunque e sempre, lì sì che si mostrano in tutto il loro valore! Prendere ferie non potevo, ma lasciar andare una serie di situazioni che sembravano impellenti e non lo erano, sì. Presa la decisione la sorte mi ha aiutata con una settimana improvvisamente meno pressante e allora mi sono immersa.
Prima seguendo il mio stile degli ultimi anni
ecco alcuni dei pezzi
Box, collage, ricami…avranno tutti un seguito: il collage ha aperto una serie, la scatola è parte di una già viva da molto. Il cuore è un dono per ringraziare di un passaggio difficile dell’anno finito bene.
Poi è arrivato il bisogno di gesti ampi, di grandi pennelli e ho lavorato con acrilici su fogli di carta da pacco bianca.
Acquarellando, riaddensando…
Belli da vedere, ma ho sentito il desiderio di trasformare: come sarebbero stati tutti quei segni dividendo il foglio? sarebbe nata una storia diversa? in cosa si sarebbero trasformati?
Sono nati dei libri, legati in cartoncino con la legatura giapponese (andando qui vedrete la parte di cucitura che viene preceduta dal bucare con un punteruolo i fogli in modo regolare).
Il primo aveva meno bisogno di parole, solo poche lettere stampate. Stava nel gesto, nei segni, nel loro scorrere e nel loro colore, si raccontava da sè. Anche con ampi spazi vuoti.
La meraviglia è che tagliando non si perde l’ampiezza del gesto nello spazio: esce dal foglio per andare oltre.
Il secondo era più turbolento, c’erano presenze che intervenivano, chiedevano di prendere forma e alla fine, una volta impostate le pagine, ha voluto segni/scrittura
Il terzo è stato un addensare e intensificare. Più materia, più segni. Colori più accesi. Più contrasto. La versione foglio intero, ancora da portare a insieme di pagine era quasi violenta. Ho sentito il bisogno di ridurre e contenere; è diventato un libro più composto degli altri, racchiuso dentro un formato piccolo.
E ora? ora cercherò di non stare così tanto tempo lontana dall’acqua e dalla mia pelle.
…si ritaglia da Sè un piccolo grazie..
belle queste emozioni..grazie ❤
Pingback: Ritornare all’acqua e indossare nuovamente la propria pelle, II | cecilia macagno
Molto bello, un grande respiro questo recupero! In danzaterapia, io l’ho chiamato “dancing back home”…
Le tue parole, le tue ricche e belle immagini, il lavoro creativo che hai saputo recuperare e proteggere sono per me una ventata di forza e freschezza! Stimoli a non mollare. Non smettere mai Cecilia perchè per noi arteterapeute è davvero vitale. Grazie. Stefania Bugli
Cara Stefania, é così bello avere un ritorno. Ho momenti in cui vado avanti e spero sempre che qualcosa di ciò che vivo e pubblico possa essere una spinta e una carezza anche per gli altri. Grazie. Cecilia