La prima balena l’ho incontrata appesa ad un soffitto tutto bianco, bianca pure lei, doppio polare di quella melvilliana: aerea e sorridente quanto l’altra è abissale e tempestosa. Una White Whale giocherellona che ci fa ricordare l’altra, ma con una strizzata d’occhio.
La potete incontrare anche voi, sul sito di Hannah Haworth, artista di origini scozzesi che lavora con lana e stoffe.
Il secondo incontro è avvenuto a Calci, vicino alla Certosa, nel piccolo Museo di storia naturale. La balena lì non era da sola: galleggiava insieme alle altre nella grande sala tutta vetri sull’uliveto.
Mi ha tenuta sospesa di stupore, ferma e in silenzio quella flotta aerea di ossa bianche. Sì, sono ossa, scheletri.
Un’apparizione, meraviglia di struttura e grazia.
La prima balena, l’ho incontrata nell’Oceano Atlantico, era lunga come la barca su cui eravamo, grigia, enorme..era un neonato. La seconda, sua madre, lunga una quindicina di metri, è emersa un minuto dopo, più distante: ” sa che ci può rovesciare, ha detto la guida, è stata attenta a non farci del male.” E’ stata attenta, delicata anche quando ha giocato a immergersi e dare colpettini sul fondo della barca, come parole. Delicata quando ci ha salutato: ha preso distanza e poi: “Attenti, la coda!” ha urlato la guida e lei si è immersa sollevando in aria il meraviglioso arco nero, cinque metri di coda che grondava oceano – lontana diversi metri, per non sommergerci. Balene e Baba Jaga, parenti.
Sì, assolutamente!
non sai quanto desideri vedere una balena dal vivo! come la racconti tu, grondante oceano, e pure delicatissima.