Dedico Oche, bella poesia di Aghi Mishol , poetessa israeliana che amo molto, a tutti coloro che la possono capire.

Aghi Mishol
Oche
Epstein, l’insegnante di matematica,
amava interrogarmi alla lavagna.
Diceva che la mia testa era adatta solo ai cappelli.
Diceva che un uccello con un cervello come il mio
avrebbe volato a ritroso.
Mi spediva a far razzolare le oche.
Ora, passati molti anni da quella frase,
seduta sotto la palma
con le mie tre belle oche,
penso che forse fosse lungimirante,
il mio insegnante di matematica,
e che avesse ragione,
giacché nulla mi dà più gioia
che vederle ora mentre
piombano sul pane sbriciolato,
agitando la gaia coda,
raggelandosi immobili per un attimo
sotto le goccioline d’acqua
che spruzzo loro addosso
dal tubo,
rizzando il capo mentre il loro corpo
si protende come ricordando
laghi lontani.
Ormai il mio insegnante di matematica è morto
e morti anche i suoi problemi che non riuscii mai
a risolvere.
Amo i cappelli,
e sempre a sera
quando gli uccelli tornano nell’albero,
cerco quello che vola a ritroso.
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